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L’anemia durante la gravidanza. Dalla Direzione Scientifica di Laborest Spa

L’anemia è uno dei disturbi più frequenti che si verifica durante la gravidanza, in questi casi si parla di anemia gestazionale. Nel corso della gravidanza, il corpo della futura mamma affronta cambiamenti significativi, uno dei principali è l’aumento progressivo del volume plasmatico, utile per affrontare le esigenze di crescita della madre e del feto, di conseguenza aumenta anche la necessità di ferro e di altri nutrienti fondamentali per la sintesi di emoglobina e per la produzione dei globuli rossi.


L’anemia gestazionale è generalmente di lieve entità, non influisce sul buon esito della gravidanza e si risolve con la ripresa del ciclo mestruale dopo il parto o con la sospensione dell’allattamento. Tuttavia, in presenza di deficit nutrizionali e/o scarse riserve nell’organismo, si possono riscontrare quantità insufficienti di eritrociti relativamente all’aumento del volume plasmatico.
I sintomi sono il costante senso di affaticamento e affanno, anche non legati a sforzo fisico, pallore, tachicardia e ipotensione, nelle forme più gravi l’anemia gestazionale può interferire con l’ossigenazione del nascituro, aumentando il rischio di parto pretermine, di un basso peso alla nascita ed a più elevate probabilità di sideropenie nei primi mesi di vita, problematiche che potrebbero influire sull’accrescimento del neonato.

Esistono alcuni fattori di rischio che espongono le donne ad una maggiore probabilità di incorrere in forme di anemia gestazionale: gravidanze gemellari o multipla, gravidanze ravvicinate, flussi mestruali abbondanti prima della gravidanza (con conseguente ridotte scorte di ferro iniziali), età giovane della gestante, cattive abitudini alimentari, dieta non equilibrata, regimi dietetici vegetariani o vegani, consumo eccessivo di alcol (che porta a scarso assorbimento di Ferro dal cibo), nausee con vomito frequente e fumo.

Durante tutto l’arco della gravidanza, ma in particolare nel secondo e nel terzo trimestre, il fabbisogno di ferroraddoppia a causa dell’aumentata richiesta metabolica necessaria durante la gravidanza. In media, ad una persona adulta si raccomanda un apporto di ferro di circa 10-15 mg/die, mentre una donna in gravidanza necessita di almeno 30 mg/die di ferro. È quindi importante prendere in considerazione alcuni consigli alimentari favorendo alcuni abbinamenti di cibi allo scopo di favorire l’assorbimento del ferro alimentare. Il ferro più assorbibile (forma EME) è quello contenuto negli alimenti di origine animale, presente soprattutto nella carne rossa, l’altra forma di ferro (forma NON EME) presente nei vegetali, nei legumi, nella frutta secca è sicuramente meno assorbibile, anche se è possibile aumentarne la quota biodisponibile associando questi alimenti a fonti di vitamina C (es. succo di limone). La vitamina C, oltre a aumentare l’assorbimento di questa forma di Ferro, possiede ottime proprietà antiossidanti che proteggono l’organismo dall’attacco dei radicali liberi. Ci sono anche alimenti che invece riducono l’assorbimento del ferro, per cui dovrebbero essere evitati o per lo meno bisognerebbe limitarne l’assunzione durante la gravidanza, tra questi si ritrovano i cereali integrali, ricchi di acido fitico, e il the, ricco di tannini.

Nonostante la donna ponga in genere particolare attenzione alla dieta durante la gestazione, un’integrazione di ferro, tramite integratori alimentari, è comunque consigliata per poter assicurarsi questa ulteriore richiesta di ferro. Gli integratori più completi per questo periodo della donna contengono Ferro, la sopracitata Vitamina C e l’acido folico. L’associazione di queste molecole sembra essere più efficace nella prevenzione dell’anemia gestazionale. È noto come in gravidanza l’acido folico (o vitamina B9) sia fondamentale per lo sviluppo del bambino e per la prevenzione dei difetti del tubo neurale, inoltre contribuisce alla normale emopoiesi (formazione del cellule del sangue, tra cui i globuli rossi).

 

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